Oggi la giornata internazione contro la violenza sulle donne, è la data in cui, nel 1960, le tre sorelle “mariposas” Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, vennero torturate e uccise dai sicari del dittatoreTrujillo e i loro corpi gettati in un dirupo per simulare un incidente.
Le sorelle Mirabal avevano avuto li'mperdonabile ardire di impegnarsi nell’attivismo politico denunciando gli orrori e i
crimini dalla dittatura.
Oggi come 60 anni fa come secoli fa una donna ha l'ardire di far sentire la propria voce, di non sottomettersi, di non arrendersi alla privazione della libertà. E
ne paga le conseguenze. La caccia alle streghe.
È dimostrato che la violenza contro le donne è diventata endemica sia nei paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo. Le vittime e i loro aggressori
appartengono a tutte le classi sociali, a tutti i ceti economici e culturali; sono spesso mariti, fidanzati, compagni di vita e padri, amici, vicini di casa, conoscenti stretti, colleghi di
lavoro o di studio. Non sono solo uomini sbandati, malati di mente, tossicodipendenti, migranti, persone che vivono ai limiti della società, ma anche da individui cosiddetti “normali”.
La violenza maschile non è un fenomeno socialmente isolato; essa nasce in un sistema di relazioni molto ampio e capillare che riguarda l’organizzazione sociale dei
rapporti tra i sessi, in forme di sessismo che pongono il maschio in una condizione dominante, sulla tendenza a occultare la violenza o a riconoscerla solo in gruppi sociali considerati
socialmente ed economicamente inferiori.
La violenza di genere ha tanti volti.
In molti paesi le giovani sono vittime di matrimoni coatti, matrimoni riparatori e/o sono costrette alla schiavitù sessuale, mentre altre
vengono indotte alla prostituzione forzata. Altre forme di violenza sono le mutilazioni genitali femminili, lo stupro di guerra ed etnico.
La violenza è nelle molestie sessuali sul lavoro, per strada, sui mezzi pubblici dove devi fare attenzione a quale posto occupi se il bus è troppo affollato o
rischi di venire "palpeggiata", magari anche in luoghi in cui dovresti sentirti al sicuro, con un insegnante o nel corso di una visita medica. Tra le mura domestiche, dove abusi fisici e
psicologici di un padre, marito, compagno e nelle relazioni i cui un uomo impone un potere sulla donna per silenziare gravi ferite narcisistiche a discapito della dignità ed i diritti di
lei. La violenza è nei fischi e negli apprezzamenti sei sei "carina", nei fischi e nei deprezzamenti sei maschi decidono che non lo sei. Nelle classifiche "innocenti" dei compagni di scuola che
ti scotomizzano dando un punteggio ad ogni parte del tuo corpo, nel body shaming e così via...la lista e gli esempi potrebbero ahimè continuare all'infinito.
La violenza sessuale non riguarda solo l’uccisione di una donna da parte di un uomo (“femminicidio”), ma anche il giudizio estetico e morale sui corpi e sulle
scelte delle donne, i condizionamenti psichici, le pratiche di negazione e di controllo, le minacce, gli insulti, le offese sotto gli occhi di tutti e per lunghi periodi di tempo.
Non è sufficiente considerare la violenza maschile contro le donne soltanto un reato da punire con pene anche severe, perché bisogna collocare il fenomeno
all’interno di un contesto sociale e culturale per procedere sul piano dell’educazione e sulla costruzione di nuovi modelli culturali. Dovremmo smontare determinati stereotipi che sono un
retaggio del passato e sono privi di ogni fondamento scientifico: il mito maschilista della virilità, secondo il
quale le donne desiderano, più o meno coscientemente, di essere possedute con la violenza e possono indurre alla violenza, provocando la reazione maschile attraverso il loro abbigliamento o
atteggiamenti invitanti; la riduzione della sessualità alla genitalità, che riduce la donna da “soggetto” a
“oggetto” sessuale; la desensibilizzazione rispetto all’immoralità e alla violenza, che comporta una progressiva perdita delle resistenze morali. Quest'ultimo tema a mio avviso di una portata ed gravità crescente a causa della disponibilità ed accesso
potenziale a qualunque cosa sul web.
Bisogna agire immediatamente in qualunque contesto sociale ci si trovi a vivere, prendere provvedimenti a prima che certi
“segnali” lesivi del rispetto, della libertà, della dignità degenerino in forme di vera e propria violenza fisica e psicologica.
Le donne, che subiscono violenza, devono subito rivolgersi ai centri
antiviolenza, presenti in molte città, perché da sole non è possibile uscire da certe situazioni, per cui c’è bisogno di un sostegno psicologico e di un aiuto legale. Nello stesso tempo occorrono una maggiore
severità e una maggiore rapidità nell’emettere le sentenze da parte della magistratura, visto il 44,6 per cento delle donne assassinate avevano denunciato i loro uccisori, che molte delle denunce
presentate contro partener violenti vengono archiviate (il 45%), che per arrivare a una sentenza di condanna passano almeno tre anni.
La battaglia culturale contro la violenza sessuale deve passare attraverso un’educazione alla sessualità e all’amore, per
valorizzare l’incontro tra i sessi come un incontro tra differenze. Questo tipo di formazione non può prescindere da un’educazione al rispetto dell’altro, dalla convinzione che la domanda d’amore
non può mai coincidere con il sorpruso e con l’annientamento della libertà dell’altro, ma come un dono di libertà.
https://letteredallafacolta.univpm.it/violenza-contro-le-donne-nella-societa-contemporanea/